Le stanze di Gaia

Undici minuti e quarantotto


Da mercoledì ascolto solo questa. Ininterrottamente. Da casa a scuola, da scuola a casa. Sempre. Sotto l’ombrello, sotto la pioggia, sotto l’ombra che fa l’ombrello sotto la pioggia. Guardandomi le punte rotonde e grosse degli anfibi, calpestando bave di foglie marroni e gialle e verdi. Con gonne nero pece o abiti a fiori rossi che sfiorano il ginocchio. Su questo asfalto lucido cha amo e che, ogni anno, preferisco a quello violento e abbagliante dell’estate. Correndo, quasi, perché la sveglia non suona e io m’alzo tardi e accidenti proprio oggi che non voglio sudare sporcarmi arrivare tardi.
Insomma ascolto solo questa da mercoledì. E se non avete undici minuti e quarantotto di tempo non l’ascoltate, perché questo dura, undici minuti  e quarantotto secondi. Ma il mio minuto preferito è quello tre e sessantadue, più o meno. In ogni caso l’ascolto ininterrottamente perché questo brano mi descrive. E’ come sono in questi giorni. In ogni giro di frase, accordo, nota, croma, biscroma, pausa, silenzio. Ho pensato che non potevo trovare nulla di meglio da dire che questo pezzo. Undici minuti e quarantotto per capirmi, in definitiva, credo non siano molti.

(Michel Petrucciani, Trilogy in blois, in Piano solo. The complete concert in Germany.Musica per definirmi)

 

Undici minuti e quarantottoultima modifica: 2007-10-26T22:58:31+02:00da
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