Le stanze di Gaia

Recupero

Sono finite le lezioni di recupero. Era bello arrivare trafelati e un poco spettinati, portarsi i ragazzini fuori dall’aula, portarsi dietro il caffè e regalare biscotti e patatine, insieme a frasi di grammatica. Loro stavano lì e mi sorvegliavano, mi proteggevano. Erano un minuscolo drappello di innocenze strappate dall’aula e sistemate tutte per bene intorno alle mie spalle. Stavano lì e mi facevano da guardie del corpo. Non ero io che recuperavo loro, erano loro che recuperavano me. Mi piaceva star lì a sentirli ridere, vederli aprirsi in sorrisi e scrivere frasi su fogliacci che poi perdevano; oppure vederli a testa bassa e ripassare i loro schemi di storia e poi ripeterli. Un giorno nella piccola auletta spoglia a vista Montagnola; un giorno nella triste e cadente biblioteca con i pezzi di stoffa alla finestra per schermare la luce. Loro aspettavano queste lezioni con impazienza e forse mi accorgo solo adesso, un po’, anch’io. Che poi la campanella suonava, c’era la ricreazione, loro sfilavano uno a uno via da me e io me ne rimanevo da sola, nascosta, nessuno mi trovava chiusa là dentro, e facevo qualcosa oppure nulla ma rimanevo lì ad aspettare l’ora di entrare in classe.
Adesso invece son qui a casa. Devo ancora prepararmi, uscire, camminare sotto il brutto portico, sbirciare l’orologio sul muro sopra il tavolo dei bidelli, salire su di corsa e spengere l’oggettino. Devo ancora fare un sacco di cose.
Ma mi manca quell’ora del martedì. Era tutta pressata pigiata stretta e rimpiattata in un anfratto della mattina, fra scale aule e macchinette del caffè. Era un tempo non tempo che in qualche modo sfuggiva al normale corso delle ore. Un tempo rubato. Per questo prezioso.

Recuperoultima modifica: 2008-01-29T09:25:00+01:00da
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