Le stanze di Gaia

Quello che sono


Non cucino minestrina in brodo né involtini di pollo. Io stessa non mangio verdura e amo mangiare così, in piedi, un po’ per caso magari davanti al televisore. Odio i cibi sani. Odio prepararli. Odio persino pensarli. Così la Nina finisce per mangiare un po’ come me. Parecchi kinder, le gocciole, pizza, schiacciata. Non stiro e raramente faccio andare la lavatrice. Infatti ho pile di roba sporca non so più nemmeno dove. Il soggiorno non è un soggiorno, ma una sala giochi chiassosa, disordinata, instabile. Ho libri dappertutto. E non trovo mai le penne che mi servono. Metto a posto solo quando, proprio, tutto sta per implodere. La Nina non fa moltissimi bagni ed è sempre spettinata. Gira scalza per casa, ha la voce troppo alta oppure molto dolce se vuole e parla una lingua buffa inventata da lei, ma che lei definisce “inglese”, piena di elle. A volte mi chiama mamma, a volte mammina, a volte mamma Capecchi. Io non gioco spesso a nascondino con lei, né sposto la colonna bianca come piace a lei, perché dopo un po’ mi annoio. Ma spesso la piglio e la bacio. Me la strapazzo. Le do noia. Io non so fare altro. So fare così. Non so stirarle camicine o prepararle torte di compleanno con la glassa. Io so fare quello che sono. So darle un basso, ballare con lei Crudelia De Mon, sdraiarmi per terra, cantare canzoni. Nient’altro.
Questo, a volte, mi fa parecchio male.

Quello che sonoultima modifica: 2008-07-03T14:20:00+02:00da
Reposta per primo quest’articolo