Le stanze di Gaia

L’Umbria

L’Umbria è casa mia. L’Umbria è un posto estraneo. Ci convivono cozzando fra loro ossessioni e distanze, riconoscimenti e solitudini. Cammini sotto gli olivi come in un orto sacro; oppure una prigione. La natura pare inghiottirti, schiacciarti sotto nubi ricolme di pioggia continuamente minacciata. Poi un sole impietoso arroventa l’aria, i pensieri. Infatti le pietre ardono, il cielo è feroce, l’acqua è un abisso di sparizione. Un calanco d’assoluto. Spaventoso ed enorme.

L’Umbria è Perugia e le scale mobili e ballare al ritmo di uno che suona una grattugia indossata sul corpo. Tutti che gridano, vortici di cani e umori. Coppie che si toccano e sai che il minuto dopo si baceranno. L’amica che ti guarda e forse sorride e forse balla pure lei, ma poco. E tu intanto che pensi: in questo preciso momento il mio cuore sta pompando.  

  

L’Umbria è il jazz. Sonny Rollins e uno sconosciuto che canta grondando e marciando. L’Arena Santa Giuliana che prima dei concerti pare sempre incendiarsi, ma con cortesia, sopra i tetti della città. Sono le facce di tutti quelli che suonano, le loro mani, gli sguardi in tralice sopra gli strumenti, i fiati che si intuiscono dietro i microfoni, la voce di Cassandra Wilson e il modo in cui si muove. E’ il sassofono di David Sanborn, lontanissimo. E’ la Nina che ascoltando qualunque musica ci sia lungo la strada accende i suoi occhi contro di te, ride e grida: “Non ti sentooooo!”.


 L’Umbria è una scheggia, un confetto succoso, una goccia che scende sullo stesso sasso aspro, quella nota assoluta che vorresti trovare ma non trovi mai. Lì ci vai perché ti perdi e ti ritrovi e puoi fare qualunque cosa, dire qualunque cosa, immaginare, sognare, sbagliarti, scegliere gli stessi pantaloni paracadute per i concerti della notte, mangiare patatine fritte o sporcarti di gelato, parlare per ore di jazz con il ragazzo gentile dell’Egea e poi uscire nel vento, coi capelli puliti, un rossetto che lascia tracce di rosso sui denti. Essere sempre quello che sei, la tua manciata di sciocche ossessioni a portata di mano, su un tavolino bianco di plastica, basso.

L’Umbriaultima modifica: 2008-07-20T01:15:00+02:00da
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