Le stanze di Gaia

Foglie

Una fanciulla a me cara, che è bella come un dipinto di Boldini e ha la voce che resta anche se l’hai sentita una volta sola, si stupisce che io non abbia scritto degli odori e dei suoni del primo giorno di scuola. Ha ragione, è vero, è un po’ strano. Me lo sono lasciato un po’ scorrere addosso, questo inizio. Ho inalato, ma piano, l’autunno del grande parco in cui la scuola è immersa. E’ così diverso da com’era, uscire e arrivare in mezzo a erba e foglie e vedere i ragazzi sciamare a capannelli e ammucchiarsi vicino a un albero e scivolare via calpestando le foglie secche. Eppure i piccoli son tutti belli e dolci. Sono tante caramelle da scartare e me li terrei in mano a lasciarli sciogliere, odorosi e soffici tutti quanti sono, parecchi biondi chissà perché e moltissimi sorridenti, pieni di gioia e ascolto. La mattina è freddo, quando scendo dalla macchina. Ma quel freddo mi piace, lo cerco. E’ un freddo che poi torna a sera e fa riprendere morbide coperte rosse e arancioni, disegnate con strane fantasie e strane memorie, che tornano su mentre chiudi gli occhi di notte nel buio nel silenzio. Forse non ho scritto nulla dell’inizio perché intanto leggevo lettere e parole che mi facevano struggere di mancanza e ricordo. Mamme e ragazzini e bimbe, le mie bimbe, che hanno bussato e hanno detto: senta, lei, ci manca parecchio. Lasciare dei segni è meraviglioso, riempie la vita e le vene. Ma lasciarli significa procurarsene, altrettanti, addosso; che più sono belli più scavano, più sono dolci e più sanno d’amaro, più sono importanti più fanno male. Son giorni così, di amicizie ritrovate e caffé di mattina nelle piazzette e dischi dai suoni autunnali e scarpe di camoscio viola che con quei dischi vanno d’accordo. Un bisogno forte di sentirsi abbracciati, toccati, presi e sorretti; come se nessuno te l’avesse mai detto, che ti vuol bene; come se nessuno te l’avesse mai detto, quanto sei importante; come se nessuno ti avesse mai guardata per davvero dentro quel fondo laggiù, oscuro, degli occhi, a dirti che mai niente di te si sbriciolerà e che mai sarai polvere di foglia secca dispersa nell’aria di un precoce autunno.



(R. Cipelli, P. Fresu, Colloque sentimental, in À Léo. Canzone sentimentale con sfondo di foglie)

 

Foglieultima modifica: 2008-09-17T19:34:50+02:00da
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