Le stanze di Gaia

Il nocciolo del cuore

Arrivano a fine lezione davanti alla cattedra, spalleggiandosi buffe, con le facce di due gatti che si sono ingoiati un topo intero a testa. Sorridono.
“…Sì?”, faccio io.
“…ma le Stanze di Gaia sono sue?”, dice una.
“Sì”.
“…che bella quella canzone…” aggiunge l’altra.
E una ha lunghi capelli biondi ed è molto bella quando sorride; infatti dovrebbe farlo sempre invece di metter su quei musi storti che si cuce addosso a volte. Perché quando sorride s’illumina l’aria intorno. E l’altra ha occhi neri neri e lucidi e riccioli scuri che son come lei, morbidi e rassicuranti, soprattutto dolci.
Continuano a sorridere e stanno lì. E io pure. Ci guardiamo e ci sorridiamo tutte e tre come deficienti, chissà perché. Ma quel sentirsi deficienti in tre è un piccolo momento prezioso della giornata. Così esco di classe e non so perché ma mi sento un po’ gioiosa, un po’ di bene circola nelle ossa. Continuo a sorridere per tutto il corridoio e le scale e l’atrio e poi anche per il giardino, fuori, che è tutto pieno di foglie giallomarroni. Mi tolgo la maglia color cielo perché è caldo e cammino in maglietta e penso a me che ho pianto mesi fa ascoltando una canzone che ora ha fatto piangere una bimba di diversi anni meno di me. Una bimba che ha avuto la voglia e il tempo di fermarsi, leggere, ascoltare e scrivermi.
In fondo, la vita è anche questo.
Ed è incredibile come, ogni volta, siano loro ad entrar dentro al nocciolo del cuore, a scardinarlo. A capire qualcosa di me che non sanno nemmeno loro cos’è, ma c’è.

Il nocciolo del cuoreultima modifica: 2008-10-16T22:38:55+02:00da
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