Il nocciolo del cuore

Arrivano a fine lezione davanti alla cattedra, spalleggiandosi buffe, con le facce di due gatti che si sono ingoiati un topo intero a testa. Sorridono.
“…Sì?”, faccio io.
“…ma le Stanze di Gaia sono sue?”, dice una.
“Sì”.
“…che bella quella canzone…” aggiunge l’altra.
E una ha lunghi capelli biondi ed è molto bella quando sorride; infatti dovrebbe farlo sempre invece di metter su quei musi storti che si cuce addosso a volte. Perché quando sorride s’illumina l’aria intorno. E l’altra ha occhi neri neri e lucidi e riccioli scuri che son come lei, morbidi e rassicuranti, soprattutto dolci.
Continuano a sorridere e stanno lì. E io pure. Ci guardiamo e ci sorridiamo tutte e tre come deficienti, chissà perché. Ma quel sentirsi deficienti in tre è un piccolo momento prezioso della giornata. Così esco di classe e non so perché ma mi sento un po’ gioiosa, un po’ di bene circola nelle ossa. Continuo a sorridere per tutto il corridoio e le scale e l’atrio e poi anche per il giardino, fuori, che è tutto pieno di foglie giallomarroni. Mi tolgo la maglia color cielo perché è caldo e cammino in maglietta e penso a me che ho pianto mesi fa ascoltando una canzone che ora ha fatto piangere una bimba di diversi anni meno di me. Una bimba che ha avuto la voglia e il tempo di fermarsi, leggere, ascoltare e scrivermi.
In fondo, la vita è anche questo.
Ed è incredibile come, ogni volta, siano loro ad entrar dentro al nocciolo del cuore, a scardinarlo. A capire qualcosa di me che non sanno nemmeno loro cos’è, ma c’è.

Il nocciolo del cuoreultima modifica: 2008-10-16T22:38:55+02:00da capecchi
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6 pensieri su “Il nocciolo del cuore

  1. Cara Gaia, il tuo amore per la Scuola è tale che, anche se ho sempre rispettato il calore intimo di queste stanze, non posso esimermi dal chiederti che cosa ne pensi di ciò che accadendo in questi giorni alla Scuola, dei tentavi di riforma, degli scioperi, del Presidente della Repubblica e dei nostri inquieti blog.
    Se non ne hai voglia non preoccuparti di lasciare delusa la mia curiosa attesa.

  2. Cattivo Maestro, quanto tempo hai? Il discorso è lungo e complesso. Qua sotto è difficile scrivere qualcosa di sensato. Ma forse anche in uno spazio più ampio. Con un tempo più ampio. E insomma. Non qui e non ora. Lo so, ti ho deluso. Mi spiace. p.s. Proprio perchè il mio amore per ciò che faccio è profondo, io cerco di riversarlo sui ragazzi. Questo conta, davvero, alla fine. Questo arriva loro. Conta invece poco o nulla (anzi fa del danno) l’astio che sento spesso in giro.

  3. Cara Gaia,
    so che quando senti le cose dentro sai farle uscire. Perciò non sono deluso. Leggo e vedo e sento l’amore “profondo” che riversi sui ragazzi.
    Pensa però, Gaia, se questo tuo profondo amore non avessi più la possibilità di riversarlo sui ragazzi, perchè il tuo contratto scade o perchè ti marchiano come “esubero”. Io non ho ragazzi davanti, ma persone ormai mature in aula. Ieri ho ricevuto le loro valutazioni dello scorso anno: 3,7 (voti da 0 a 4). Il prossimo anno io non ci sarò a ricevere le valutazioni di altri studenti, nonostante due concorsi vinti e un bel voto in pagella, 3,7. Lo stesso dello scorso anno. Lo stesso di due anni fa.
    Nonostante ho questo dentro… dentro non ho nessun astio.

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