Le stanze di Gaia

Da qualche parte

Siamo a metà novembre. Natale è già qui. La Nina cresce e chiacchiera. Dice cose come: “Mamma mi racconti di quando ero nella pancia e sentivo la musica di dosonscrìc e tiravo i calci?”. Poi mi abbraccia e mi butta i baci dalla porta. Io lavoro. La mattina mi alzo presto; tutti i giorni della settimana. Vado a scuola, mi arrabbio o gioisco. Rido parecchio con i primini. Ho con loro dei riferimenti tutti speciali, nostri, che probabilmente fuori di lì nessuno capirebbe; ma noi sì, li capiamo e ci divertiamo. Torno a casa e scrivo questo ultimo ultimissimo volume della grammatica. Ho il mio ragazzetto di ripetizione nella casa bianca affacciata sulla piazza. Rido anche con lui, di tante cose sciocche. Vado a qualche cena di colleghe che non vedo più. Bevo vino. Ascolto musica che mi presta la collega nuova dalla risata aperta. Tipo Bach del Trio Loussier o la West side story di Oscar Peterson: mi piacciono. Scopro che altri colleghi hanno suonato con Dizzy Gillespie. Qualche volta cucino. Guardo Mariano Giusti che prega con lo stagista Alessandro e rido, rido, rido molto anche per questo. Infatti nel complesso piango meno di qualche tempo fa. Certo, mi mancano molte cose, molti posti, molte persone. Ad esempio un cappotto come si deve, New York, un albergo in montagna, la Cristina, Nico, Gianni, la Stefania, Joe, la Simona e tutti gli alunni che m’hanno voluto davvero bene. Ma forse son mancanze buone. Da qualche parte quei posti ci sono. Loro, soprattutto, ci sono, io lo so. Da qualche parte ci sono. E può darsi che prima o poi riesca pure a trovare il cappotto che voglio.

(Oscar Peterson trio, Somewhere, in West side story. Musica per quello che, da qualche parte, c’è)

Da qualche parteultima modifica: 2008-11-16T18:25:56+01:00da
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