Le stanze di Gaia

Angeli e zombie

Alle elementari giocavo alle Charlie’s Angels. Io ero Kelly e la bambina bellina bionda era Jill. Oggi mi son chiesta se la bambina bellina bionda se ne ricorda ancora, se c’ha pensato anche lei a quando decidevamo ruoli e scene da rifare. E mi son sentita triste, un po’ dimezzata, alla fine di qualcosa che era poi la fanciullezza. Muore Farrah Fawcett e a me si sfalda un pezzetto di passato, di quello lontano lontano, fatto di mattine nel cortile delle suore a chiamarsi con nomi che non erano i nostri e fare la pistola con tre dita. Avevo questo quadernetto dove appiccicavo tutti i ritagli sulle Charlie’s Angels; e i pomeriggi a casa erano così semplici, leggeri. Il tempo in cui si facevano i compiti sul tavolo di cucina. Pure la luce che c’era mi pare, nel ricordo, brillare diversa. Così mentre me ne sto qui a sentirmi preda di una mancanza sciocca per quella luce, ecco che muore Michael Jackson. Le sue canzoni le mettevo al jukebox: sembra pazzesco ricordarlo adesso. Esistevano luoghi in cui c’erano jukebox e potevi scegliere una canzone e la canzone che io sceglievo era Billie Jean, perché a me quella piaceva fra tutte – lui le sue scarpe bianconere e la strada che s’accendeva sotto i piedi. Muore Michael Jackson e sparisce il quando io dovevo ancora fare tutto ed essere tutto, quando potevo sentire una gioia quasi fisica per la risata finale di Thriller e provare il balletto degli zombie senza sentirmi idiota. Io lo ballavo, imparavo a memoria i testi presi da “Tv Sorrisi e Canzoni” e mica mi rendevo conto che quello lì col calzino bianco faceva una musica che, diamine, era musica per davvero. Un pazzo furioso e raccapricciante a vedersi, che avrei fatto sentire più di vent’anni dopo, in una classe, trattenendomi a stento dall’improvvisare un moonwalk davanti alla cattedra: ascoltate questa roba, ragazzi. E’ un po’ di America, ed è La Musica. E loro a muovere a destra e sinistra le teste e tamburellare le dita sui banchi, zitti, belli, giovani, vent’anni dopo di me.
Così oggi scompare qualcosa di più di un angelo di Charlie e di uno zombie pop e nero. Scompare quella luce che vedevo dalla finestra quando facevo i compiti e il tavolo di cucina e la paura degli occhi gialli alla fine di Thriller; e accidenti io non mi ricordo nemmeno più che moneta ci mettevo, dentro a quel juke box nelle estati calde e stupide della fanciullezza.  

Angeli e zombieultima modifica: 2009-06-26T02:16:00+02:00da
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