Le stanze di Gaia

La città che non esiste

 

Ogni volta mi scordo quanto mi manca Firenze. Di fatto quando non ci vado non esiste. Appare dal nulla solo quando sono lì. Esiste in quel momento: ed è allora che mi punge vigliacca la fitta della mancanza.

Ma comunque Firenze è bellissima; soprattutto quando la notte è appena piovuto e le pietre traslucide scivolano sotto i piedi. Oppure quando la mattina ti alzi, apri la finestra e vedi i tetti, il fumo, le colline laggiù e controsole la torre di Piazza della Signoria.

Firenze ha questa cosa di non esserci mai ma di acchiapparmi stretta se mi ci ritrovo dentro. Come l’altra sera che sedevo accanto a un’amica a parlare di genitori e rovesciare acqua sugli appunti. Nel frattempo il Palagio si slargava enorme e antico tutto intorno a noi. Vecchie stanze con tavoli consumati, velluti rossi e il passato che se ne sta lì a occhieggiare, di dietro gli angoli. Voci che tremano un po’. Babbi e mamme sconosciuti o conosciutissimi perché nostri. La Nina brava seduta che ascolta e mi fa ciao con la mano. L’amica che mi conosce meglio proprio di fronte a me.

Poi quando la folla ha finito di bere rum, sporcarsi di cioccolato e farsi firmare libri, si sciama fuori pieni di borse e fiori. C’è ancora tempo per mangiare coccoli e cantuccini. C’è ancora tempo per camminare piano e accorgersi di riconoscere ogni vicolo di questo posto nel momento esatto in cui lo hai appena lasciato.   

La città che non esisteultima modifica: 2010-11-12T11:24:00+01:00da
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