Le stanze di Gaia

Lo stile Porter

Cole Porter ha scritto giusto quella manciata di canzoni che rientrano fra i motivi per cui vale la pena alzarsi la mattina e non spararsi un colpo di pistola alla tempia.
Il film su di lui è pieno di lungaggini e a tratti è davvero melenso. Però ti riporta alla mente quelle canzoni, una via l'altra, seppure cantate da Robbie Williams – che, al solito, ti fa sempre pensare ad altro dalla musica – oppure da quell'Alanis Morissette tutta mossette. Certo c'è anche una strepitosa versione di Let's Misbehave cantata da Elvis Costello in completo bianco; e allora. Poi ci sono tutti quei perfetti borsalini sulla testa di Kevin Kline e le scarpe da ballo delle donne e gli abiti pazzeschi di Ashley Judd, col collo segnato da fili di perle che scendono giù, in un inequivocabile stile Linda Porter, come si diceva allora. Il film ha insomma qualche merito, perché quando torni a casa metti su quel disco dove Louis canta Let's do it – "even lazy jellyfish do it" – ed Ella Too darn hot. Che poi sarebbe il pezzo di quando ballavi aggrappata al Maestro nel salotto di Stewart, in un inizio d'agosto metà caldo e metà no, muovendo molto gambe e capelli, in frenetici giri di swing. Nella stanza tutto ruotava: divani, soffitti, punti di vista. Sparivano i dolori e tu eri lì, a centrifugarli dentro una sezione fiati del 1956. Era anche la sera in cui Jumpin' Joe si trasformò in Swingin' Joe. E tutti ne furono felici.

Lo stile Porterultima modifica: 2004-11-03T12:53:52+01:00da
Reposta per primo quest’articolo