Le stanze di Gaia

Avevo perso

Mi mancano molte cose. I pomeriggi d’inverno camminare verso la stazione di Firenze, in testa ancora i versi di qualche poeta e gli sguardi chiari degli americani a lezione. Le discese di mattina verso il Grill, per bere caffè lungo, mangiare il mio muffin e controllare la posta – intorno un Vermont confortante nella sua comprensibilità. Mi mancano molti musicisti che ho sentito suonare. I sassofoni di Girotto o le mani di Brad, lievi, e le sue spalle. Quello che però non ricordavo mi mancasse è l’odore della scuola. L’ho riconosciuto stamani, denso e concreto. Fatto di fiati e sudori e panini al salame sotto il banco e tè alla pesca buttati nel cestino e finestre non aperte perché entra il freddo. Mentre aspettavo sulla porta che arrivasse il professore della quarta ora, l’ho riconosciuto e ho capito che non lo sentivo da troppo tempo. Avevo perso qualcosa e non me n’ero neppure accorta, come accade quasi sempre con le cose che contano.

Avevo persoultima modifica: 2007-01-31T15:00:00+01:00da
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