Le stanze di Gaia

L’aria di settembre


Un vassoio di pizzette nella mano sinistra, l’oggettino nella mano destra e si cammina in strade note, il sole intorno, una felicità concreta e piccola, fatta di un pacco trovato nella posta: i disegni del libro di grammatica che sono proprio come li volevi, come li immaginavi. Ossia ragazzetti svelti e buffi, vestiti come si vestono i ragazzetti e pure un Joe del Ghana che suona il sassofono e ha i capelli un po’ rasta. Attacca Ella, poi Frank, poi tutte musiche belle, gioiose; e tutto accade per caso. Ti compri una collana lunga con un pendente a cuore di vetro trasparente. Un gioiello sciocco, da dieci euro: felicità piccole, l’ho detto, sì. Poi sei contenta di tornare a casa. Si festeggia un compleanno mangiando in piedi un dolce cucinato al mattino presto, di quelli nelle buste, che tu butti in un recipiente, inforni e via: pronti. Che poi tutti a chiedere ma che dolce è, ma che buono, l’hai fatto te. Stai quasi per arrivare a casa, poi, quando t’investe un divano. Già, proprio un divano, enorme e rosso, ai piedi della Montagnola. Ti fa ridere e prosegui. L’oggettino ancora in modalità casuale. Mentre attraversi e stai per entrare nel portone, comincia una canzone cui non hai mai prestato granché attenzione ma che adesso pulsa e cresce e ti sembra tutte queste cose insieme: un inizio, l’aria di settembre, mille novità, disegnini colorati, la scuola domani, visi mai visti e qualche ricordo che vorresti appallottolare ma perché, lasciamolo stare lì dov’è e andiamo avanti. Leggerissimi nell’aria trasparente di fine mattina.

 


 

 

(Helen Stellar, io (This time around), da Elizabethtown soundtrack. Canzone per gli inizi)

L’aria di settembreultima modifica: 2007-09-12T19:00:00+02:00da
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