Le stanze di Gaia

Scabra

Vorrei avere una penna trincetto. Che verga sulla pagina come tagliare. Ogni parola una scalfittura, uno squarcio. Ma preciso. Ma freddo. Mi piacerebbe una scrittura così: scabra. Una scrittura pietra, lama, scheggia. Che definisca e dichiari, disegnando con linee impietose e nude quello che vede. Parole che brucino la lingua e le mani e gli occhi di chi le incrocia, ma per il gelo definitivo che le immobilizza là, sulla pagina. Scrivere essenziale, raccontare con una tre cinque parole. Non aggiungere nulla. Niente fronzoli, nessun aggettivo di troppo, via gli avverbi. Trattenere il necessario. E così rappresentare la vita.
Invece io non ci riuscirò mai. Quello che a me riesce è aggiungere, curvare quella frase o quell’altra. Prendere un aggettivo e invece che svuotarlo, riempirlo. La mia è una scrittura rotonda e mi ci devo rassegnare. A volte la detesto ma comunque le voglio bene. E’ mia, parla di me e io una scheggia petrosa non lo sarò proprio mai, seppure a volte mi possa sforzare.

Scabraultima modifica: 2009-01-11T23:46:53+01:00da
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