Le stanze di Gaia

Bibbie

Chi mi vuole bene lo sa. Io ho due bibbie di riferimento.
Tutte le poesie di Eugenio Montale. E le canzoni di Tiziano Ferro.
Li interrogo, chiedo, voglio da loro sapere cose. Mi rispondono sempre entrambi; e qualunque cosa mi dicano, io ci credo. In momenti diversi della vita piglio il volume grosso e vecchio edizione Mondadori, quello con la copertina morbida, eh, non con la ridicola cartonata che circola adesso. Poi sfoglio con foga, a caso, col fiato un po’ grosso. Ci trovo sempre una risposta. Un verso che non ricordavo, una parola inattesa oppure intensamente cercata, proprio così com’è scritta. In altri momenti può capitare invece che le uniche sillabe che hanno un senso siano quelle di Tiziano Ferro. A me le sue canzoni mi fanno sempre piangere. Come ad esempio una mattina dell’altra settimana o forse di due. Che guido in macchina verso la scuola, che spunta dalla radio Il regalo più grande. Allora è tutto un groviglio, un arrotolarsi di nodi in gola o forse invece uno srotolarsi. Stringo le mani sul volante, guardo oltre le case, laggiù in fondo, dove si vede la luce del mattino dietro (davanti) le macchine e alla fine della strada. Qualunque sia la cosa che cerco, là dentro la trovo. Già. Può darsi sia sciocco, ma è proprio così: Eugenio Montale e Tiziano Ferro sono gli estremi di qualcosa che mi rappresenta. Esterina che si tuffa dallo scoglio e giù, fortilizi di dubbi scrollati dalle spalle, di fronte alla razza di chi rimane a terra; poi fotografie dell’assenza, giorni contati al contrario, per regali sorrisi, bianche schiene, sere nere, indifferenza per ferire. C’è qualcos’altro oltre questo? Forse. Eppure questo è già così tanto.



 

(Tiziano Ferro, Il regalo più grande, in Alla mia età. Canzone per i nodi in gola, nel traffico, nella macchina, nel freddo del mattino freddo)

Bibbieultima modifica: 2009-01-22T23:06:09+01:00da
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