Omaggio piccino a Camillo Sbarbaro

Causa ignobile contrattura di tempo, la spigolatura settimanale salta. Mi piace allora d’omaggiare Sbarbaro, che amo come s’amano i cani che raspano per strada. E l’amo ancor più, forse, in prosa che in versi, fosse solo per quel titolo, Trucioli.

“In piazza C. una vecchia veniva avanti; impedita nel passo da un gatto ch’essa cercava amorevolmente di dissuadere.
Il gatto sembrava impagliato. Persisteva nella vecchia la terribile vita che agita il mozzicone del lombrico spiaccicato.
Quando la vecchia si fermò e buttò all’ostinato una manciata di spaghetti accattati alla cucina di qualche trattoria.
Il gatto era così malvivo che non scosse la pasta cadutagli addosso.
Io guardavo – e forse il mio sguardo era lo stesso, tenero e disperato, che la vecchia rivolgeva alla bestia – centellinando un brivido di spaventosa simpatia.”
(C. Sbarbaro, Trucioli 1914-1918, I)

Il gatto “malvivo” che non si scrolla dalla pasta rinsecchita cadutagli addosso. Certo che amo Sbarbaro.

Omaggio piccino a Camillo Sbarbaroultima modifica: 2003-07-31T10:55:00+02:00da capecchi
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