Puri e grezzi

Sabato sera un bel magone, percorrere in macchina la strada che facevo tutti i giorni lo scorso anno per andare a scuola. Non sapevo di volergli così bene, a Granarolo dell’Emilia. Invece. Poi arrivare nella piazzola polverosa, inchiodare la macchina al mio solito e venire assalita da uno sciame di ragazzetti urlanti. Insomma io sono felice, quando accadono queste cose. Quando passo del tempo con loro – come in una brutta pizzeria di paese che magari si chiama Piccolo cowboy – io sto bene. Mi frastornano, m’inglobano, mi rassicurano su chi sono. E’ sciocco: ma sono loro a dare senso a me più di quanto io ne possa dare a loro. E partono i racconti, accavallati l’uno sull’altro: e il mio prof e quel compagno e l’autobus 93 e diritto e greco e latino mi piace e il prof di chimica sembra un criceto o un tamagochi e quella di italiano è un ibrido con occhiali riflettenti che non si vede dove guarda e quella di religione è una psicologa matta che ci fa visualizzare i colori e ho preso otto al tema e una mia compagna è una satanista non la voglio accanto e l’altro giorno ho perso lo zaino sul tram e non sono andato a scuola ma non lo dica a mio padre e adesso non prendo più note e lei ci manca tanto. Come sono belli. Puri e grezzi e ancora da fare. C’è Giacomo che ha un’ironia e uno sguardo già adulti, e lui lo sa che me ne sono accorta e allora mi guarda di più e cerca la complicità come se io e lui sì che c’intendissimo invece gli altri poverini. Poi c’è Lorenzo che è l’essere più dolce e buffo e buono che abbia conosciuto mai: un bravo ragazzo magro di quelli che t’immagini, ma senza l’aggravante dell’antipatia, con grandi occhi chiari quasi trasparenti e maglioni poco di moda. E Simone che mangerebbe e basta, che si muove come a scatti accelerati e poi rallentati, una specie di macchina da cibo e da interrogazione, che può vantare l’unico ottimo mai da me assegnato in un orale di storia. Manuel che ha messo l’apparecchio e ha preso più urli miei nella testa di quanti possa ricordare, invitato sovente a mimetizzarsi da mattonella e sovente recalcitrante alla cosa. E tutte le bimbe già grandine, che si vede osservano i compagni e un po’ li trovano sciocchi, immaturi e piccoli: Ilaria che ha organizzato e si sforza di integrarsi ma si capisce che per lei è difficile ed è una lotta continua, la gente gli altri la comunicazione; la piccola Sara col cappello a monello che mi sembra più bella di come la ricordavo; Giada la lettrice accanita e i pensieri al suo nuovo ragazzo dei 43 messaggi sul cellulare; Miriam la più aperta e scafata, che infatti a metà cena s’apparta e gli altri sottovoce si bisbigliano “è andata a fumare”; Valentina che difficilmente parla e se parla è per dire “sa prof che domenica sono andata in Toscana” e poi si ritira in quel guscio di paure e timidezze; infine Laura che è una specie di fumetto vivente e in classe era piuttosto spenta ma invece già avevi scoperto a fine anno che era una ragazzina da circo, con lampi di genio, magie e mimica che stupiscono. Abbiamo mangiato pizze e bevuto cocacola. Le bimbe lasciavano quasi tutto nel piatto, come ricordo che facevo anch’io – allora – perché chissà che mi passava per la testa, che passa adesso nella testa a loro. Qualcuno ha mangiato il profiteroles. Naturalmente si è ricordato un po’ – cose come gli altri professori o il disco che mi hanno regalato o qualche altro aneddoto di quelli che negli anni ritorneranno sempre e annoieranno a morte tutti tranne noi.
Era bello stare lì. Bello e semplice. Come non lo è mai con il resto del mondo.

Puri e grezziultima modifica: 2003-10-13T15:50:00+02:00da capecchi
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8 pensieri su “Puri e grezzi

  1. Io, invece, sabato sera ho mangiato un cordon bleau inzuppato d’olio e un uovo sperimentale (praticamente scaduto) – anch’esso fritto – avvolto in mortadella e sottilette. Per dolce due pasticche di magnesia bisurata aromatic. Guardavo una partita che ho scoperto durante non interessarmi, infatti m’assopivo spesso. Lo so, c’entra poco con il tuo post ma ci tenevo a dirtelo. Tutto sommato ero felice anch’io. AR

  2. Era o non era un sorriso affascinato quello che mi attraversava il viso? Post bellissimo e contagioso. (qwerty)

  3. Cara gaia, quello che mi piace di tem del tuo blog, dei tuoi mno è questo modo semplice e complesso di raccontare la vita, senza giri di parole a vuoto o inutili snobismi, racconti le cui immagini scorrono davanti agli occhi di chi legge. Che brava, veramente. momi67

  4. splendido. ho pensato a quando ero dall’altra parte, a quanto lontane mi sembravano certe professoresse giovani – una di francese, in particolare, molto elegante e chiacchierata. poi alla sorella piccola che l’anno prossimo è in prima media e quasi le farei chiedere il trasferimento. [sere]

  5. Grazie a tutti, oh. Ma la medaglia non la voglio: rovinerebbe la camicia in viscosa che indosso oggi. (Gaia)

  6. Bello e semplice stare con loro, bello e appagante perché allegria e affetto puri, senza secondi fini. Bello e coinvolgente per la tenerezza, la dolcezza che suscitano e la ruvida sincerità che sono ancora capaci di esprimere. Oggi ho avuto l’occasione di leggere alcuni dei temi scritti dai ragazzi di quinta su di me e sulle altre insegnanti. Inappuntabili e dissacrantement e sinceri, dall’insegnant e di religione col sedere grosso che sculetta, al mio sguardo castano “raggelante” poi temperato “dalle battute”, severa, correttrice attenta dei compiti assegnati (in aperto e sottolineato contrasto con colei che mi ha preceduto), ma simpatica. Insomma, per una volta la verità sacro-santa non ombreggiata dall’ipocrisia : sono simpatica ma non bella (soprattutto perché scura), ma capace ed attenta. E’ vero, semplice e vero. Stefania

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