Non un angolo dei miei pensieri

Sono stanca. Mortalmente stanca. E’ una stanchezza fisica perché le gambe sono doloranti e gli occhi mi si chiudono non per modo di dire – tipo ieri che ho spostato tutto e mi sono messa a dormire con la testa appoggiata giù, accanto alla tastiera, come già avevo fatto pochi giorni fa. E’ una stanchezza fisica ma anche, e molto, chiusa qui nel cervelletto frullatore che ho. Chissà che stracazzo fanno quegli insegnanti che sbuffano tutto il tempo perché sono stanchi. Bah, proprio non li capisco. Infatti la scuola è solo una minima parte – seppure emotivamente fondamentale – della mia vita. Poi arrivano i libelli su cui arranco perché non ho lavorato quando dovevo. Finiti quelli arriveranno le lezioni agli americani. Finite quelle arriverà l’estate dei corsi estivi in Vermont. Finita quella arriverà di nuovo la scuola ma anche e soprattutto (forse) l’incarico fiorentino di Middlebury. Non ho un angolo dei miei pensieri che sia affittabile, per neanche un minuto. Continuo a comprare libri che poi accatasto giù e non apro. Rimando il rimandabile e svicolo su tutti i tempi possibili. Slittando continuamente mi c’entra tutto, alla fine. Tranne quel po’ di vita privata che piacerebbe, ogni tanto. Oh, no. Non mi sto lamentando. Tutto questo è bellissimo. C’è una specie anzi di compiacimento sciocco in questo macerarsi nella stanchezza ciondolando da una parte all’altra della casa, obbligandosi a sedere qui, spalancare gli occhi di fronte allo schermo e riuscire a digitare ancora s o t t o l i n e a n e l l e s e g u e n t i f r a s i t u t t i g l i a g g e t t i v i c o m p a r a t i v i, prima che la testa ti crolli di lato. Ho solo paura che il corpo cederà, che non ce la farà, che mi mollerà sul più bello. Magari proprio mentre mi trascino dietro quella valigia inammissibile nell’aeroporto di Boston, poco prima di salire sul charterino per Burlington.

Non un angolo dei miei pensieriultima modifica: 2003-11-06T21:20:00+01:00da capecchi
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4 pensieri su “Non un angolo dei miei pensieri

  1. Cara Gaia, anche io ieri nelle tue stesse consizioni, mi trascinavo da una parte all’altra della città, sentivo le gambe sempre più pesanti, gli occhi mi bruciavano, onde di sonno mi trapassano il cervello eppure per inerzia continuavo a camminare a fare strada. Il corpo è una macchina perfetta. Baci momi67

  2. ma guarda un po’. allora non sono l’unico a combattere contro il tempo. Dovremmo davvero avere una giornata di 30 ore o una necessita’ di sonno di 2 ore o riuscire a zipparlo, insomma dovrebbero allargarci i limiti di tempo a disposizione. o siamo noi che vogliamo fare troppo?

  3. Siamo noi che vogliamo fare troppo, sicuro. E comunque stasera sono davvero disperata. Ma TOTALMENTE disperata. Affogo. (Gaia)

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