Buon compleanno

 

da Giulia.jpgUna volta era una compagna d’università. Seguivamo insieme i corsi tanto amati di letteratura, prendevamo sempre appunti e non mancavamo mai; allora poi capitò di rivoltarsi all’unisono contro la sanguisuga che s’abbeverava ad appunti, soldi e cappuccini – i nostri. Un’altra volta era la persona perfetta con cui studiare e ripetere di Carlo Magno e d’Argante, ridendo fra un caffè e l’altro. Poi è stata l’amica delle confessioni e delle strategie. Dei consigli di trucco e d’abbigliamento, degli appostamenti in facoltà e delle informazioni sentimentali scambiate. Quella per cui si telefonava fingendo di sbagliare numero e poi intanto si registrava la voce dall’altra parte della cornetta. Una volta sono stata la sua testimone di matrimonio e la responsabile ufficiale delle musiche di tutta quanta quella giornata. Chiamai il pianista migliore di Pistoia e per il pranzo pensai io al jazz necessario. Lei era felice. Poi c’è stata la volta in cui testimone era lei e aveva un vestito con delle rose rosse e i capelli lisci e lunghi, come secondo me le donano di più anche se tutti le dicono che sta meglio con i riccioli. Quando ero in America ci siamo scritte tanto e quell’estate là, forse, è stata determinante non solo per noi che eravamo in Vermont ma anche per lei, che dall’Italia vedeva sgretolarsi pezzi di terreno sotto i piedi. C’è poi stato anche quando io avevo il pancione ed eravamo in città diverse a guardare in contemporanea Dawson e Peacey commentando via sms le idiozie dell’uno e le faccine dell’altro. Insieme siamo state a Milano, a Roma, a Perugia e forse in qualche altro posto che ora non ricordo. Ma abbiamo sempre riso e “vissuto le nostre giornate” (cit.). Lei è anche una mia collega e condivide con me più d’un’idea sulle belve. Per qualche tempo abbiamo scritto un libro insieme. Si mischiavano aggettivi, verbi e frasi d’analisi logica. Si vegliava insieme e ci si scrivevamo messaggi all’alba, da terrazzini di città diverse – ma entrambi affacciati su dei binari. A ogni capitolo in più finito era una festa. Di lacrime ce ne son state tante, ma ora chi se le ricorda. Preferisco quando le ho preparato le verdure oppure anche nulla, costringendola a uscire magari nel mezzogiorno di un torrido luglio, per procacciarsi cibo e tempo. Raramente abbiamo litigato. Ma è successo. Raramente ci siamo urlate brutte cose. Ma è successo. Raramente abbiamo rinunciato l’una all’altra. Ma è successo. E adesso, ripensarlo, sembra un sogno o un incubo o semplicemente un impiego idiota del proprio tempo. A volte viene con me ad ascoltare jazz, anche se lei ha tre o forse cinque (di numero) dischi. Non di jazz, dico, cinque proprio in assoluto. E se non vai tu a cambiarle il cd della macchina è capace che lo fa girare per un anno intero. Tutte le volte che c’è stata io davvero non le so più. Tutte le volte che ci sarà, invece, le so: infinite. Grazie. E buon compleanno.

Buon compleannoultima modifica: 2009-11-18T14:07:48+01:00da capecchi
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Un pensiero su “Buon compleanno

  1. Vedo solo ora. E mi scuso. Ho dormito tanto stamani e le prime voci che ho sentito sono state la tua e quella della Nina, di ritorno dall’asilo. Siete una parte di me, la parte migliore. Siete e mi regalate ogni volta la mia isolachenoncè. E domenica mi meriterò la mia isolachenoncè e potrò abbracciarvi di persona e riportarmi a casa il disegno della Nina, che mi ritrae sempre con una gran massa di capelli.
    Grazie, grazie davvero. Noi, io e Gaia, siamo tutto ciò che hai scritto. Abbiamo riso, abbiamo pianto, abbiamo vissuto le nostre giornate, ci siamo puntellate a vicenda, abbiamo litigato, abbiamo festeggiato. Vivere in due città diverse non è mai stato un grosso problema, anzi è bello assaporare il viaggio per arrivare là nella mia cameretta bolognese, nella casa bolognese dagli abbracci e dai colori caldi che sembra galleggiare in alto, in uno di quei cieli carichi di nuvole che amiamo tanto entrambe.
    E ci saremo sempre l’una per l’altra. Sempre.
    Grazie. Ti voglio bene.
    Sei eccezionale come sempre.

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