Del caffè

Ecco, non me ne frega nulla del caffè. Non mi piace. Il sapore non mi dice niente e – tantomeno – serve a svegliarmi. Però. Mi fa impazzire prepararlo. Intanto aprire il barattolo del caffè e far uscir fuori quell’odore folle. E prendere la moka, svitarla, aggiungere l’acqua, livellare il caffè, rovesciarne un po’, riavvitare. Poi mettere sul fuoco e aspettare. Girellando per la cucina, guardando giù dalla finestra, spulciando qualche giornale o scoprendo quali dischi ho. Ed ecco il gloglottìo improvviso. Ecco quell’odore. Quel profumo, ah, quel profumo. Pazzo violento bastante a se stesso. Che importa berlo, poi, il caffè, quando ne hai sentito uscire l’odore dalla macchinetta sbuffante sul fuoco? Non è forse l’attimo in cui la giornata t’arriva addosso con più evidenza e ripetuto stupore? Invece poi spengi il gas, zuccheri il caffè, scegli la tazzina giusta e versi. Lo vedi scender giù in quel modo così preciso e lucido. Così bello. Lo lasci poco nella tazzina, te l’accosti piano alla bocca perché l’odore t’investa con quel suo piglio scuro. Poi bevi, ti tocca berlo, a quel punto. Ma è solo per concludere l’irrinunciabile rituale preparatorio che hai iniziato. Lo bevi, ma sai di aver già consumato tutto il piacere nell’attimo in cui l’orlo della tazzina s’accostava al primo frammento di labbra.

Del caffèultima modifica: 2003-11-09T11:15:00+01:00da capecchi
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10 pensieri su “Del caffè

  1. La tua descrizione è perfetta: fastidio, attesa, odore…Per me cambia solo una cosa, una tazzina non basta, perché a me frega molto del caffè e il momento peggiore è quando ho finito di berlo. ciao

  2. “E allora ditelo che è una ciofeca!” Parli di caffè ed io ti penso ad osservare la macchinetta, scoperchiarla ogni tanto sperando di cogliere il momento esatto in cui il primo fiotto di liquido scuro raggiunge la vetta del beccuccio e ridiscende il pendìo, la parte più carica di colore e di aroma. Un mio amico raccontava che nella sua azienda avevano inventato la “moka” trasparente. Era il tempo di Gorbaciov, della rivoluzione democratica sovietica all’inizio dei 90’s.. la caffettiera la battezzò Glasnost, in omaggio alla linea politica dell’uomo con la voglia di caffè sulla fronte. (Perchè era una voglia di caffè quella, vero?)

  3. Dio mio no(oooo)! Come sarebbe che livelli il caffè(èèèè)???
    Sento il conte Antonio De Curtis ribaltarsi nella tomba e Peppino De Filippo dietro a lui! Nella moka il caffè va messo a mo’ di montagna sacra per far si che il corpo superiore della macchinetta comprima in modo omogeneo la miscela, quando viene chiusa. Se non ti chiamassi Gaia Capecchi, questa non te la perdonerei…e scusa, ma per punizione ti azzecco un emoticons. 🙂 Fabula

  4. 🙂 Incredibile, ho messo una faccina anch’io, quasi non ci credo. Però ho specificato all’inizio che del caffè non mi frega nulla, eh. E’ la premesa che spiega il livellamento. In ogni caso, adesso che me lo fai notare, non è che lo livello nel senso che lo schiaccio. Faccio solo attenzione che non esca di fuori – ma invece spargo sempre caffè dappertutto. Gaia

  5. descrizione perfetta, me ne vado a fare uno. da aggiungere, in inverno, l’allegato sul tepore della tazzina alle mani e del vapore a naso e fronte. al

  6. Ciao Gaia. bella descrizione… ora vado a farmi un caffè… e, visto che siamo in tema, ribadisco l’invito aleatorio per la cioccolata… PSY

  7. Pensa che tutti mi prendono in giro perché sono napoletano e non mi piace il caffé. Pero – come a te – mi piace prepararlo. E c’è chi dice che mi riesce davvero bene… perché pure per fare il caffé ci vuole l’arte 🙂

  8. i rituali sono sempre rituali…ma cambiano anche a seconda del momento temporale ed emotivo.Per esempio io nel preparare il caffè
    devo fare dei distinguo.La prima caffettiera e la mia caffettiera.Tan ti anni fa diedi al mio compagno di talamo l’abitudine(at tenti a dare abitudini,,,poi è come rosicchiarsi le unghie o fumare…diffic ile smettere)di portargli il caffè a letto.Per poi magari reinfilarmi nel letto e sentire il bacio del mattino aromatizzato al caffè anzichè all’alito matttutino.Il problema è che con gli anni invece di arrivare a soffrire di insonnia come sento succede a tante signore,beh io sono arrivata a soffrire di sonno.Ed allora la prima acffettiera è unscendere barcollante,un preparare la caffettiera a tentoni in stato di semi sveglia,e d’altronde alle 4 mi pare legittimo,aspet tare venga su con sguardo vacuo e poi tormare a letto e mettere la sveglia ad ora piu umana.Poi invece c’è la mia caffettiera…d opo le corse porta all’autobus la figlia maggiore,torna a casa,sveglia e colazione alla piccola,acciden ti manca un bottone al grembiulino,non guardare i cartoni vestiti,passagg io dalla suocera che aabita davanti a scuola,mi informa su morti influenze e pettegolezzi del paese mentre è già in fase soffritto per il pranzo (alle 8 e mezza del mattino!!!! e notate che è sola),insomma torno e preparo la caffettiera in modo religioso,poi mi siedo anzi mi spaparanzo e aspetto senza uoveremuscolo l’atteso gorgoglio.Lo verso nel bicchiere…ado ro metterlo nel bicchiere anzichè nella tazzina,e lo assaporo.Poi correre fuori a mettere i cavalli nel paddock e iniziare il collage dei lavori….Cia …Avalon

  9. dicono che la descrizione che una persona fa del caffe’, sia la descrizione esatta di come la persona vede il fare l’amore. Dunque, a te, forse, piacciono di piu’ i preliminari.

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