Un mondo notturno e stellato, fra gli olivi

Dopo aver lasciato la Stefania al cinema, in una Pistoia insolitamente piena di gente, ho guidato verso casa, sgommando e andando scattosa di frizione cambio acceleratore, come abitudine. A me è sempre piaciuto guidare di notte per le vie della città, con la radio accesa, da sola. A Bologna non lo faccio mai; e mi manca. Quando vivevo a Pistoia lo facevo spesso, soprattutto per le vie che passano nella campagna vicino a casa mia. Così stasera ho preso a destra per via Monte Sabotino e l’ho percorsa nel buio e nel ricordo di passate lucciole, curvando come sopra riccioli di burro e abbagliando a sprazzi. Amo quelle strade – alberi e curve, chiese, qualcuno che passa solo di rado. Le ho sempre percorse quando volevo pensare o era successo qualcosa d’importante. O anche solo così, per ascoltare della musica e pensare a pensieri di niente. Quando non avevo voglia di tornare a casa e la notte necessitava d’una dilazione. Quelle strade e quei piccoli piazzali sterrati a ridosso della città mi hanno sempre dato il senso di appartenenza alla mia città e a casa mia. Erano lì quando preparavo l’esame di stato – motorino, pomeriggio, luglio, cicale, Catullo – e quando traccheggiavo con Saverio – siamo amici, ma no, ma sì, però, forse, fermiamoci – e anche quando volevo far vedere i fuochi d’artificio nel cielo sopra il campanile ad Ale. Così era bello, stasera, ripassare di lì dopo tanto, tenere il finestrino aperto e sentire l’aria che fra quel verde e quel buio diventa più fredda. Gli abbaglianti aprivano di fronte alla macchina un mondo di olivi e olivi e olivi, che stavano immobili e quieti – ma vivi – mentre passavo. Era tutto un mondo notturno e stellato che conoscevo, un fiato fresco sulla guancia, un rassicurante incrociarsi di prospettive note. Come le lucine del cimitero di Candeglia e la chiesa e lo sbarbaglio della città, poco lontano, in fondo; la breve discesa lungo il muro – Paolo affacciato che indica col braccio la macchinina grigia che sale. Dopodiché quella strada finisce e si sbuca giù. Poche centinaia di metri e c’è casa mia. Sono rimasta ferma a guardarla, stasera, per molto tempo. In macchina, col finestrino aperto, a testa in su. Persiane verdi e la fermata dell’autobus accanto al cancello grigio.

Un mondo notturno e stellato, fra gli oliviultima modifica: 2004-09-09T00:20:00+02:00da capecchi
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4 pensieri su “Un mondo notturno e stellato, fra gli olivi

  1. E in quella strada, ma di giorno ho imparato ad andare in bicicletta, io, nato in via Antonelli davanti il negozio di alimentari noto come Mirando, sulla porta vecchia. E poi le serate in pizzeria al Postino (che tu conosci bene, vero?) con i compagni di scuola del Pacini, con te che guardavi in tralice colui che insidiava la ragazza che piaceva a te, “la più carina, la più cretina; cretino tu” (citazione dalla canzone di un tizio che te, Gaia, prenderesti a sassate; e io pure); e poi proprio dietro la chiesa di S. Alessio i primi incontri con certi occhi scuri e capelli neri e lisci che poi…bè, Gaia, abbiamo ricordi diversi e geografie comuni. E poi davvero ho di nuovo la prova che la bellezza di Pistoia è invisibile a chi ci abita e non lo so perchè; ma lontani dalla lente di ingrandimento della consuetudine qesti luoghi sono bellissimi e invidiabili. Un bacio Luca

  2. Grazie Gizmo. E, Luca, nato in via Antonelli davanti a Mirando? Ma se io ho vissuto per 31 anni in via Antonelli più o meno davanti all’Alimentari della Sonia (Candeglia, naturalmente). E il Postino certo che lo conosco. E la chiesa di sant’Alessio e la torre e e e. (Gaia)

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