Il cielo del pomeriggio

Oggi Bologna era una spugna. Assorbiva umori e odori e il colore frammentato delle foglie lungo il viale. Poi rilasciava andare tutto fuori, ma più terso e limpido. Camminare e guardare il cielo era tutt’uno. Sembrava d’essere in una qualunque città americana. O forse, un po’, anche Parigi. Non so. C’era il tempo e il modo di ascoltare Ella Fitzgerald e Madeleine Peyroux e Rachelle Ferrell. Quelle canzoni così, che potresti essere a piedi lungo la Senna o a spiare le rive dell’Hudson con un caffè caldo nel bicchiere di cartone fra le mani. Non fa freddo, ho una (nuova) sciarpa rossa leggera e sono felice. Felice di nulla. Sia quando vado sia quando torno. M’accorgo che tutto mi scivola via lungo le spalle come se io fossi dentro una specie di fermo immagine. Mi accorgo che ciò che guardo – l’asfalto, i semafori, il ponte, la fermata dell’autobus e le facce degli universitari che s’affrettano in bicicletta – ecco, tutto, tutto m’appartiene. Ci sono dentro. Allora  è bello parlare, ridere, scegliere insieme di non mettere il formaggio sulla pasta oppure bere lo stesso caffé che non è esattamente quello ordinato. E’ bello avere un’amica, qui. Uscire e non smettere di parlare contro le auto e i cani che s’azzuffano. E così mentre torni e Chet Baker canta qualcosa sull’amore, ti accorgi che la tua vita è piena. E bella. Anche i dolori, le rabbie, lo sfinimento la rendono meravigliosa. Così come l’ora di lettura del mattino con otto ragazzini non tuoi oppure Scùps, come lo chiami te, che sarebbe un alunno buffo a cui vuoi molto bene. E’ bello tornare a casa e sentirsi dire da una Nina spettinata e sporchina come sempre: “Ho detto alla nonna che te sei il mio amore”. Insomma va bene così, tutto ha una sua pazzesca logica, insondabile ma miracolosa. Tu lo sai ma a volte te ne scordi; e piangi. Ma invece. Invece non è che un giorno potrà mai arrivare un mostro cattivo, a mangiarsi tutto questo. E se anche arriverà lo acchiapperai per il collo e ballerai con lui J’ai deux amours, stretti stretti sotto le scie bianche che disegnano il cielo del pomeriggio.

 


http://capecchi.myblog.it/media/00/02/1880450988.mp3
 

 

(Madeleine Peyroux, J’ai deux amours, in Careless love. Canzone del pomeriggio, con alberi, cani e amiche sotto un cielo chiaro)

Il cielo del pomeriggioultima modifica: 2008-11-21T16:56:00+01:00da capecchi
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2 pensieri su “Il cielo del pomeriggio

  1. mia cara, stesse sensazioni e stessi pensieri.
    e senza che ce lo fossimo detto, capire (sapere!) l’importanza del non formaggio e del caffè (non) macchiato.

    grazie.

    ti abbraccio, ancora.

  2. Certo che hai una vita piena! Anche troppo piena di grammatica e anelante alla levità, al caffè non indovinato, alle luci della città e al piacere della chiacchiera. Vogliamo vivere. E che diamine!

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