Gli amici quelli che

 

Gli amici quelli che. Li senti e il bene non si spiega, non si calcola. Anzi ti s’aggrappa in gola da quanto fa male. Che insieme siete cresciuti, vi siete raccontati e anche – un poco – amati. Come quella volta a Marina di Bibbona quando prendesti due treni e scendesti nel nulla e c’era alla stazione con la macchina il fratello grande dell’amico dell’amico che ti portò in spiaggia. E fu l’univa volta che tu abbia mai mangiato pasta al pomodoro in un campeggio arroventato e contro un mare che mai più è stato azzurro così. Gli amici quelli che non vedi mai ma li pensi, ti pensano. Quelli che se stanno male è un punteruolo e siccome stanno male spesso il punteruolo scava e affonda. Ma tu sorridi lo stesso perché comunque son loro e sei te, parlarsi è un regalo sempre. Gli amici quelli che t’hanno fatto e visto piangere. Scritto lettere e registrato cassette, abbracciato forte, portato a mangiare il cocomero, soccorso quando dicevi: vieni, presto, ho bisogno. Di quando andavi ancora in motorino e parcheggiavi nel cortile ghiaioso davanti alla porta dove attaccavi biglietti. Quelli che sono la parte più bella di te e la più brutta non è che la ignorino, piuttosto la intuiscono; e la rispettano. Gli amici quelli che hai paura a cercarli perché potresti non trovarli più, un giorno qualunque che non ti aspetti.

Gli amici quelli cheultima modifica: 2010-04-01T15:44:02+02:00da capecchi
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