Tutti lo sentiamo

Sono ripartite le gite scolastiche, le cene di pesce e le prenotazioni americane. Tre cose apparentemente distanti eppure, per me, molto vicine. Forse perché passerei tutto il tempo a mangiare vongole e ballare in salotto; o scattare fotografie agli alunni sull’Arno quando è grigio e intorno pioviscola; o pensare come si sta in quell’angolo del Lower East Side con l’insegna rossa di Katz’s che lampeggia nella notte. Comunque tre cose che mancavano molto.  E tu sai, lo sai sempre, che ti mancano; ma quando ci sei dentro lo sai di più, perché senti quella cosa nello stomaco, quella preventiva stronzissima malinconia, quel buco che capisci – già – proverai dopo. È un privilegio che ti danno gli anni, cogliere tutto mentre accade. Pigliare quel preciso momento lì, appallottolarlo e mettertelo in tasca. L’attimo quando fradicia e stanca ti butti su un divano mentre fuori si rovescia una Firenze plumbea, di maggio come fosse gennaio; poi bevi thè, mangi pasticcini e giochi con la tua migliore amica, una suora e una manciata di ragazzi che hanno un terzo dei tuoi anni – e giuro che non è l’inizio di una novella di Boccaccio ma uno dei momenti più poetici in cui inciampare. Ecco: quel momento lo senti mentre c’è. Tutti lo sentiamo: io, l’amica, la suora e l’alunno che dice: “Sembra la scena di un film”. Anche lui lo sa, nonostante la sua crudele innocenza.

L’esatta coscienza del tempo che passa, è passato e passerà rende ogni volta tutto più pieno, più terribilmente evidente nella sua bellezza. Il tic che fa il guscio della vongola nella ciotola di porcellana risuona nitido nella sera: non c’è un minuto da perdere. Spostiamo le sedie e balliamo. Lo sappiamo, sì, che forse prima era tutto più luminescente; ma che c’importa. Siamo qui, noi e ora. Milioni di facce e serate e passi abbiamo macinato. Nulla ci ha schiacciato: neppure lo sfaldarsi degli amori, le pandemie o i capelli bianchi. Sicché: balliamo. Nulla sarà come prima ma tutto sarà più prezioso. Perché senti che male che fa, qui, proprio qui, accorgersene mentre ci siamo dentro.

Ho tanto parlato d’America, in questi giorni. Un po’ a tutti. Il Vermont, la California, il Vermont, il 2000, il 2022, gli oceani e tutto quello che sta al di là. Che roba. Ma chi ce la fa a pensare che tutto riparte? Saprò, io, davvero, ripartire? Saprò e sapremo riconoscerci a Bennington, dove B. E. Ellis e D. Tartt andavano insieme alle feste? Ce la riprenderemo come vogliamo, quell’America lì dove lontani da tutto ci sentiamo a volte così noi da restare sbigottiti? Ci capiterà di dire ancora: toh, eccolo il momento che aspettavo, lo vedo e lo sento, è mio?

Tutti lo sentiamoultima modifica: 2022-05-10T19:52:56+02:00da capecchi
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