7 gennaio

Di solito il 7 gennaio era giorno piuttosto mesto. Quando staccano le luminarie e si cominciano a vedere le vetrine con i resti del Natale, tutto si slabbra in una tristezza affatto romantica. Gennaio non è un mese romantico. Gennaio non mi piace, in genere. E’ un mese balordo, che non inizia un bel nulla e si sveste con furia sguaiata di tutto il prima. Le svendite in giro accrescono lo squallore. Devo finirla, infatti, di uscire e sforzarmi di comprare qualcosa: durante i periodi di saldo devo rinchiudermi in casa. Guai a comprare. Bisogna comprare tutto a inizio stagione, avere capi ancora nuovi nell’armadio, da tirare fuori adesso – e io ho tre maglioncini tre che, accipicchia, li vedeste -, capi nuovi di pacca da sbattere in faccia alle commesse annoiate con le occhiaie, alle signore e signorine spettinate in fila davanti ai camerini. Bisogna spendere il doppio quando c’è il doppio della scelta. Acquistare tutto prima dei saldi. Con spreco e quella amabile sprezzatura del gesto nel porgere la carta di credito. Comprare tutto prima. E farlo con calma, osservandosi bene nello specchio, guardando come la scarpa slancia la caviglia o come cade bene la gonna: e la commessa lì sorridente e bella – ma in modo modesto – che ti blandisce e ti trova gli abbinamenti giusti, giusti davvero, e ti vende di tutto, quando ancora di tutto c’è, e non ti tocca litigare con le capre che ti calpestano. Gennaio è un mese in cui i panettoni si vendono a 1 euro; e questo non va bene. Liquidare tutto è sempre inelegante. Gennaio, in pratica, fa schifo. Faceva, almeno.
Invece questo 7 gennaio è bellissimo. Intanto mi ha avvicinato oggi a fine lezione il bambino del maglione sulla testa. Mi ha chiesto di aspettarlo all’uscita perché doveva darmi una cosa. Così, fuori scuola, ha fatto spuntare dallo zaino un cartoccino di cartone spillato con le graffette. “Avrei dovuto darglielo prima” – ha detto. Infatti c’era scritto sopra Buon Natale, in stampatello e con un colore diverso per ogni lettera. Dentro c’erano due cioccolatini con nocciola della Pernigotti, un tartufo bianco, un Condorelli e un cioccolatino di marca ignota, che guardavo con lacrima mentre lui sillabava: “Sì-lo-so-non-è-gran-ché ”. E io gli schioccavo due baci e lui si tirava su il maglione e sorrideva e poi scappava nel sole – testimone di tutta la scena il funghetto biondo del suo amico.
Questo 7 gennaio è bellissimo anche per un altro motivo. Ma questo non ve lo dico.

7 gennaioultima modifica: 2004-01-07T23:00:00+01:00da capecchi
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6 pensieri su “7 gennaio

  1. Capecchi Capecchi.. allora lei insiste a insidiare l’innocenza. Mi tramortisce il gennaio, demolisce il capo in saldo e il caposaldo di convinzioni e convenzioni. Mi fa da deterrente all’acquisto d’impulso! Come potrei ora estrarre la carta di credito senza sentirmi miseramente dozzinale? Preleverò al bancomat prima di entrare! 😉

  2. Anche a me i saldi fanno molta tristezza, perché sono esteticamente brutti. Tolgono il sogno agli oggetti, li spogliano di quella connotazione positiva che il negoziante ti vendeva a caro prezzo… Però quest’anno benvengano, perché il portafoglio piange! Se avessi tre maglioncini intonsi nell’armadio mi incavolerei con me stessa, per i soldi sprecati!

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