Loro

Cosa può fare un cappotto rosa shocking. Cosa possono dei Doctor Martens con la suola grossa e la cerniera davanti. Finisce che vai a scuola praticamente invincibile. Ci son mattine così, che potresti fare tutto: tirar su un’ala nuova dell’edificio con i banchi da sistemare come e dove piace a te, riscrivere da cima a fondo tutto Il Principe e persino – forse – tornare indietro di una qualche ventina d’anni e poi ancora indietro indietro indietro, fino ad arrivare a quell’età in cui non sia ridicolo nulla perché tutto è ancora buffo e intatto. Ma del resto è da parecchi mesi che mi sento così. Dovrei fotografarmi ogni volta che salgo in macchina a fine mattina: avrei per il futuro una lunga sequenza di sorrisi di cui fare prezioso tesoro. Allora forse non c’entrano il cappotto o gli anfibi o lo smalto rosso – oggi rosa shocking anche lui; ma c’entrano loro.

Sì perché a un certo punto ho deciso che dovevo cambiare lo stagnante cantuccio che m’ero costruita e ciao, arrivederci a tutti. Io, così abitudinaria. Un bel colpo di coda, sbattere le porte e via. Sicché mi sono ritrovata in questo posto che adesso è mio, mio, mio. Mi piacciono i corridoi infiniti, che certo finiscono da qualche parte ma dove, con precisione? Provo a sbirciarne il fondo ma non lo vedo; oggi sembrava pure avvolto da una nebbia impalpabile, un castello d’Atlante fatto di apparizioni fuggevoli. Tutta una moltitudine di facce e tagli di capelli; riconoscimenti da una porta all’altra; felpe libri matite prestate, odore di tumultuanti amori mai iniziati, estathè finalmente tornati al limone dentro le macchinette. Non si spiega lo struggimento che si sente in questi corridoi quando dalle giornate calde si passa al freddo; e le bimbe cominciano d’un tratto a stringersi nelle sciarpe, i ragazzi affondano nei cappucci e tutti pensano a qualcos’altro rispetto a quello che si dicono. Ci sono certi sguardi, direzionati fra una testa e l’altra, in bilico sui banchi, ma decisi e dritti, persino sfrontati nella loro aspra giovinezza, che a volte mi chiedo come tutto non pigli fuoco e s’incendi così, in un attimo, spazzando i silenzi e le cortesie.

E quindi sì, se non c’entra il cappotto, devono essere proprio loro. Ci sono quelli che mi chiamano egregia, oppure gentilissima. Altri mi osservano a volte come si osserva uno strano animale, bizzarro nei movimenti e nella voce. Alcuni mi fanno arrabbiare perché arrivano in ritardo ma io non glielo dico che sono arrabbiata, perché sto già spiegando e non voglio interrompermi, quindi li lascio sedere zitti sulle loro sedie, come fossero capitati lì per caso; poi mentre spiego mi passa e non sono più arrabbiata. Molti mi viene da abbracciarli e loro notano le scritte sulle magliette – preciso che non porto mai magliette con le scritte, tranne in un paio di casi di magliette molto amate comprate a Manhattan beach. Ci sono poi quelli che vogliono lanciare i miei video sulla poesia nel mondo degli youtuber professionisti – tik tok non ci convince. Io rido, ci penso un po’ su. Ma forse meglio di no. E poi, certo, ci sono quelli dei libri. Non ho mai avuto tanta voglia di leggere come adesso. Non ho mai avuto tanta voglia di recuperare tempi e momenti perduti, come adesso. Pagine che mi si spalancano di fronte in maniera anche un po’ arrogante, capricciosa nell’imporsi al mio bisogno: “Devi leggermi. Ora. Adesso”. Con una necessarietà che mi lascia sgomenta ma a cui, nondimeno, mi arrendo. Un bisogno vorace e irresponsabile perché il tempo della fame di lettura è un altro, mica questo. Io adesso non posso, non riesco, non so più, come faccio. E invece sì. Eccomi qua di fronte a tutto quello che avrei dovuto leggere e non ho letto; a tutto quello che voglio che leggano perché io l’ho scoperto adesso e allora come possono loro non leggerlo; qua persa dentro Lisbona, Bonn, Salinas, Londra, New York, Berna, Algeri. Una smania che è tutta per loro, quelli lì che nella mia testa non smetterò mai di ringraziare – o accusare – perché responsabili di un insaziabile desiderio di parole. Di più di più di più.

Quindi insomma forse il cappotto rosa shocking non c’entra. Ma io continuerò lo stesso a metterlo. Nell’illusione di poter fare ed essere tutto, in questo scorcio di novembre e di ritrovata letteraria giovinezza.

Loroultima modifica: 2022-11-07T18:31:10+01:00da capecchi
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