La borraccia nera

La mia borraccia nera con la scritta gialla – Umbria jazz – è ammaccata. L’ho scoperto stamani appoggiandola, come sempre faccio, sulla cattedra. Il fatto ha creato in me una specie di sussulto; una crepa nell’ordine normale delle cose si è aperta lasciandomi sospesa, perplessa. Quando è successo? Voglio dire: quando la borraccia è caduta e ha sbattuto così forte da piegarsi, inerte, di fronte al peso della realtà? Non mi è sfuggita dalle mani, non mi è scivolata per terra né l’ho sbattuta contro lo spigolo di un qualche tavolo. E allora? Allora non si sa. Del resto il quotidiano svolgersi degli eventi nasconde, in sé, pieghe misteriose, che distinguiamo a fatica.

Al mio senso di muta sospensione contribuisce oggi il tema in classe. Che poi è anche uno dei momenti preferiti delle mattine di scuola. È quando la classe affonda tutta insieme nel silenzio. Ronza solo il riscaldamento, scricchiolano alcuni fogli, qualche sedia; e più d’una certezza. Una densa e pensosa atmosfera va a occupare ogni anfratto dell’aula, risucchiandoti. Tuttavia questa pesantezza che spinge e respira e occupa tutto va, per paradosso, a svuotare qualcosa: un’enorme caverna si spalanca sotto i piedi – stamani invece mi pare proprio in pieno petto – e reclama un omaggio sacrificale di ricordi, persone, fatti e sentimenti. Cosa ci pigio là dentro? Le loro facce concentrate, Thomas Bernhard sulla cattedra, gli starnuti? Oppure tutte le scene preferite di Uomini e topi, il cane di Candy, la pioggia del pomeriggio quando finiscono i consigli e si aspetta che s’accenda l’ultimo lampione? Intanto le penne frusciano, il tempo passa rarefatto in questa attesa di un punto alla fine delle parole. Perché quando scrivono non smetterei mai di guardarli? Hanno mandibole perfette e taglienti, che feriscono dove devono, e unghie dipinte di nero che bucano la mattina. Diventano rossi, pensano, muovono gambe e piedi veloci sotto il banco oppure restano immobili in posture storte, la faccia giù giù giù quasi dentro il foglio, una mano sulla testa – la destra, se sono mancini. Profili di disturbate divinità che si sono scomodate quest’oggi a mischiarsi a noialtri della razza di chi rimane a terra.

Ecco, in questa mattina dove tutto sembra pronto a spezzarsi, invece non si spezza niente. Prima o poi, forse, qualcosa cadrà; si aprirà una crepa come quella sulla borraccia e tutti i misteri, le domande, le strane circostanze in cui talvolta ci troviamo a vivere si riveleranno così, d’un tratto, lasciandoci stupefatti ma completi.

La borraccia neraultima modifica: 2022-11-19T18:28:32+01:00da capecchi
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