Il fatto è che tu cammini a Times Square e magari incontri un percussionista pazzesco che suona su un secchio in plastica rovesciato, insieme a un compagno che ha montato una batteria proprio lì sul marciapiede. Il caldo picchia ma il restare non è certo messo in discussione. Perché insomma c’è la musica; la musica dei marciapiedi che hanno quell’odore di asfalto che gorgoglia e hot-dog e negozi di frutta. Stai lì e sai che tra un attimo il panorama sarà già cambiato: ti tufferai giù nella metropolitana e uscirai in qualche giardinetto ombroso dalle parti del Village. E’ una fine d’agosto, fa caldo, si è arrivati in macchina giù giù giù passando per Vermont, New Hampshire, Maine e Massacchusetts, apposta per inciampare nella cassetta su cui siede il percussionista. Non si può che essere felici; sentirsi quasi sudati dello stesso sudore che gocciola sulle bacchette in legno, a battere e ribattere e tempestare sul secchio, incuranti dei gradi e di altro che non sia musica. In una città che si scioglie in colate laviche di estate, memorabili perché le ultime non mutilate. Le ultime prima del crollo.
allora vado (robba)